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Citizen Science Italia «Noi, cittadini per la scienza Ecco come tuteliamo il Pianeta»

Partecipazione Il professor Andrea Sforzi ha promosso l'attività aperta ai contributi di tutti Come accade all'estero, l'associazione raccoglie progetti e dati sull'ambiente

( 18 Luglio 2023 )

I «citizen scientist» sono una realtà anche in Italia: identificano e contano gli insetti impollinatori, fotografano e mandano informazioni su specie di zanzare potenzialmente pericolose, scandagliano per 24 ore una determinata area geografica per censire le specie animali e vegetali che la abitano, osservano e individuano nuove stelle o galassie. Migliaia di cittadini partecipano attivamente nella raccolta di dati e informazioni a fini scientifici. «Un movimento silenzioso - racconta Andrea Sforzi, direttore del Museo di Storia Naturale della Maremma e presidente della neonata associazione Citizen Science Italia (Csi) - ma che dà un contributo sempre più importante all'avanzamento della conoscenza scientifica».

È stato proprio Sforzi dieci anni fa ad occuparsi per primo di «citizen science» all'interno del Museo di storia naturale che dirige in Toscana. «In altri Paesi, a cominciare dalla Gran Bretagna, erano già attivi da tempo progetti sostenuti dalle istituzioni e portati avanti dalle università che, con l'aiuto dei cittadini, monitoravano la biodiversità, ma anche la qualità dell'aria, dell'acqua e molti altri fenomeni di rilievo scientifico. Tramite l'utilizzo di software open source per la raccolta dati iniziammo a dialogare e collaborare con il prestigioso Imperial College di Londra». Sforzi è stato fondatore e componente del board dell'associazione Ecsa (European Citizen Science Association) dal 2014 al 2020. È in questo contesto che ha conosciuto l'ecologa Gaia Agnello, attualmente direttrice di Sef (Sicily Enviroment Fund) e vice presidente di Csi. Insieme con altri otto scienziati - Chiara Vitillo, Alessandro Campanaro, Stefano Martellos, Bruna Gumiero, Cristina Castracani, Caterina Bergami, Alessandro Oggioni e Domenico D'Alelio - hanno fondato nei mesi scorsi l'associazione che è aperta oggi all'adesione di singoli cittadini, ricercatori e appassionati. A fine novembre Citizen Science Italia si riunirà a Pisa per un convegno di tre giorni.

Grazie all'impulso di progetti europei che promuovono e valorizzano questa forma di partecipazione, si stanno diffondendo in tutta Italia tante esperienze che coinvolgono i cittadini. Uno dei più noti è «Mosquito Alert»: coordinato dall'Università La Sapienza di Roma, ha l'obiettivo di tracciare le zanzare tramite una app con foto e contribuire a creare una mappatura in tempo reale per segnalare nuove specie pericolose, potenziali vettori di patologie importanti, e segnalare i focolai larvali. Un altro si chiama «cross-polli-nation»: nato nel Regno Unito, raccoglie, grazie a una piattaforma online, dati sugli insetti impollinatori coinvolgendo in Toscana sia i cittadini sia i bambini delle scuole, ma promuovendo anche buone pratiche per recuperare e creare habitat adatti ai vari gruppi insetti e contrastarne il declino.

Altra esperienza diffusa sono i «bioblitz». «Ci sono progetti strutturati che si sviluppano a lungo termine - spiega Gaia Agnello - e si focalizzano su specie animali o vegetali e poi ci sono esperienze più brevi come i bioblitz. Coinvolgono le persone in genere per 24 ore allo scopo di ottenere un'istantanea delle specie presenti in un'area geografica. Evidenziano come la citizen science possa avere impatti a diversi livelli, sia individuale sia sociale, e come sia capace di cambiare la percezione dell'ambiente e la consapevolezza per il suo rispetto. I casi più esemplari sono quelli in cui si cerca di coprire la più alta diversità di specie: organizziamo, per esempio, gruppi tematici con esperti di farfalle che assieme ai volontari raccolgono dati di campo sulle specie, ma la stessa cosa vale per ogni altro gruppo sistematico. Aggiorniamo poi le liste e le mettiamo a disposizione degli enti gestori del territorio».

«La risposta in Italia c'è ed è positiva. Tutte le persone con cui interagiamo - aggiunge Sforzi - ci danno riscontri incoraggianti. La citizen science si applica a ogni settore della scienza, anche in campo medico. La difficoltà sta nel cambiamento di paradigma: coinvolgere attivamente le persone per un lungo periodo non è semplice. Occorre mantenere l'interesse elevato per molto tempo e bisogna ammettere che da questo punto di vista i Paesi mediterranei hanno una minore abitudine alla partecipazione rispetto a quelli anglosassoni. C'è da faticare un po' di più, ma ne vale la pena. Pure nel mondo accademico c'è ancora chi pensa che siamo ricercatori di serie B o che i dati siano poco attendibili. Tuttavia, in un progetto ben fatto, i dati sono raccolti e validati secondo un protocollo scientifico e sono assolutamente affidabili».

La Commissione europea ha istituito un premio per valorizzare il contributo della citizen science. A vincerlo sono stati tre progetti: il primo in Belgio per mappare lo stato di salute del microbioma vaginale, il secondo a Copenhagen per esplorare la situazione dei gruppi sociali meno rappresentati, il terzo nato a Londra, ma con la partecipazione di altri Paesi fra cui l'Italia, per riparare e favorire il riutilizzo di dispositivi elettronici.

Fonte: Corriere della Sera, Nazionale
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