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Serio, i nidi messi a rischio dai cani

( 26 Aprile 2023 )

I cani senza guinzaglio, il taglio dell'erba, ma anche gli scatti fotografici nei capanni abusivi e, capita, con richiami elettroacustici vicini ai nidi. Sono fattori che stanno mettendo a rischio diverse specie nel Parco del Serio studiate per sei mesi da tre ornitologi: «Non si rendono conto dei danni e le sanzioni sono irrisorie». Gli studiosi si sono concentrati su sei specie, il caso più eclatante è l'allodola sparita.

Il canto dell'allodola, una volta frequente in tutta la campagna bergamasca, non si sente più nemmeno nel Parco del Serio. Durante tutto il 2022 non ci sono stati avvistamenti del piccolo passeriforme che con la sua voce ha incantato poeti come Shakespeare e Pascoli. Il dato emerge dai monitoraggi avifaunistici commissionati proprio dal Parco ed effettuati sul campo dagli ornitologi Jacopo Barchiesi, Giuditta Corno e Irene Vertua ed è un campanello d'allarme del declino di molte delle specie di volatili che nidificano nell'area naturalistica.

Una ricerca partita dalla checklist stilata dal gruppo ornitologico bergamasco che tra il 2000 e il 2022 ha registrato in provincia l'avvistamento di 219 specie. Tra queste sono state scelte come target l'allodola, il saltimpalo, l'averla piccola, il barbagianni, la tortora selvatica e la pavoncella. «Abbiamo puntato - chiarisce Corno - su quelle che necessitano di una maggiore tutela perché il loro declino è più accentuato. Sono specie che nidificano negli ambienti aperti, spazi messi in crisi dall'agricoltura moderna che rimuove le siepi, i filari interpoderali e le piccole macchie boschive, tutti elementi essenziali per garantire l'habitat di tanti animali».

Per valutare la presenza delle specie target il territorio del parco è stato diviso in sei macroaree. Tre quelle in Bergamasca: le praterie fluviali della riserva naturale Malpaga-Basella, il tratto di fiume Serio con le zone umide tra Cologno e Martinengo e le aree perifluviali tra Romano e Mozzanica. La «caccia» con binocolo e registratori si è svolta da gennaio fino all'estate e ha mostrato il crollo dell'avifauna. L'allodola è il caso più eclatante: in Lombardia l'effetto combinato di pesticidi e attività venatoria in 15 anni ha ridotto la specie dell'80%, ad un tasso annuo del 8,8%.

«Fino al 2021 - racconta Barchiesi - nella riserva di Malpaga-Basella i monitoraggi avevano rilevato il canto di 5-6 maschi, ma nell'intero 2022 non ne è stato registrato nessuno. Quest'anno abbiamo ascoltato un esemplare ma non cambia il quadro della situazione».

Nel 2022 zero avvistamenti anche per il saltimpalo e un solo avvistamento per la pavoncella: una coppia che nidificava è stata individuata a Mozzanica. Se la cava meglio l'averla piccola censita in 8 punti del parco mentre è migliore di quello che ci si poteva aspettare la situazione della tortora selvatica. «Invece - dice Corno - rimane forse una sola coppia di barbagianni in tutto il parco, una specie che è minacciata oltre che dagli investimenti stradali e dalle esche topicide, dall'eliminazione dell'erba alta dove le sue prede si riproducono normalmente». La ricerca ha mostrato come anche altre popolazioni di uccelli siano in grande difficoltà: l'anno scorso di calandro, stiaccino, airone rosso e frullino c'è stato un solo avvistamento.

«Oltre ai macro fattori - continua Barchiesi - nel parco un ruolo importante nel declino delle specie si può attribuire a una fruizione sbagliata delle aree protette. Un elemento importante di disturbo è rappresentato dai cani portati in passeggiata ma non tenuti al guinzaglio. Per le specie che nidificano a terra, come l'allodola, diventa un problema molto grave. Le zone dove può fare il nido sono poche e in alcune di queste abbiamo contato anche venti cani al giorno».

Altro fattore di disturbo sono i fotografi a caccia dello scatto naturalistico. Pagano dazio i coloratissimi gruccioni a Cologno le cui colonie sono prese d'assalto. Stessa sorte tocca all'upupa che da 7 anni nidifica in una robinia a Martinengo davanti alla quale più volte sono stati allestiti capanni abusivi per fotografarla. In alcuni casi sono stati trovati fotoamatori che utilizzavano richiami elettroacustici in pieno periodo riproduttivo anche in prossimità di nidi attivi. «Non si rendono conto - chiarisce ancora Barchiesi - dei danni che possono arrecare. L'entità delle contravvenzioni poi è irrisoria e non fa da deterrente».

Se ammende più alte e controlli maggiori possono aiutare ad abbattere i fenomeni di disturbo, per i due ricercatori occorre intervenire anche su questioni più strutturali. Barchiesi sottolinea la necessità di aumentare le aree umide all'interno del parco. «Nelle zone incolte residuali per l'agricoltura - sottolinea invece Corno - si deve tornare a inserire siepi, aree boschive ed evitare il taglio delle erbe».

Fonte: Corriere della Sera, Bergamo
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