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Troppi umani in giro nel bosco e gli animali diventano nottambuli

Lo studio del muse di Trento e dell'università di Firenze

( 31 Gennaio 2023 )

Scambiano la notte con il giorno. Di andare a dormire non vogliono saperne. Anche gli animali selvatici iniziano a comportarsi come adolescenti disubbidienti. Non sono però social o schermi il loro problema. La vita notturna di orsi, cervi, camosci, caprioli, tassi, volpi, lepri e faine nasce dalla necessità di sfuggire all'«uomo cattivo»: il superpredatore di boschi e montagne italiane.
La prova è stata fatta sulle Dolomiti. I ricercatori del Muse, Museo delle scienze di Trento, e dell'università di Firenze, con il servizio faunistico della provincia di Trento, hanno piazzato 60 fototrappole in un'area di 220 chilometri quadri in parte all'interno e in parte fuori dal parco dell'Adamello-Brenta. Queste macchine fotografiche nascoste, montate sui tronchi all'altezza di 60 centimetri, scattano al passaggio di ogni uomo o animale. Per 7 anni d'estate hanno monitorato come in un reality la vita di una delle aree più turistiche delle Dolomiti.
Altro che parco, hanno osservato i ricercatori nell'articolo sulla rivista scientifica Ambio. Il 70% dei 70mila scatti medi di ogni anno ritraggono uomini. A piedi, in macchina, in bicicletta, lanciati in discesa lungo i pendii con le mountain bike.La nostra specie e il suo bisogno di «riconnettersi alla natura» non conoscono confini o aree protette, tanto che l'articolo si chiede se i nostri siano solo «parchi di carta». Marco Salvatori, dottorando all'università di Firenze e primo autore dell'articolo, conferma: «Il passaggio delle persone non cambia fra le fototrappole all'interno del Parco e quelle al di fuori, segno di una pressione anche all'interno dell'area protetta».
Agli animali non resta allora che allontanarsi nello spazio, come fanno soprattutto i più grandi (cervi, camosci e orsi), che prendono le distanze dai centri abitati e salgono di quota, popolando anche pendii molto ripidi. E allontanarsi nel tempo, evitando la tarda mattinata e le prime ore del pomeriggio, quando i turisti sono in piena attività. «La maggior parte delle specie risponde alla presenza umana diventando più notturna» spiega Francesco Rovero, professore di ecologia all'università di Firenze, scopritore di una nuova specie di mammifero, il toporagno elefante, nelle foreste della Tanzania. «Anziché vivere di giorno, spostano i loro orari verso il crepuscolo e la notte. Non sappiamo quali siano le conseguenze, ma sospettiamo che ci siano problemi per alimentazione, regolazione della temperatura, vita sociale e riproduzione».
Gli unici animali in controtendenza sono le volpi, che vedono l'uomo più come risorsa che come nemico.Anche le altre specie sarebbero in buona salute, se non fosse per il fuso orario sregolato. «Le superfici ricoperte dai boschi sono in aumento e le popolazioni selvatiche sono in leggera crescita», spiega Rovero. Nello studio non si parla di lupi perché le fototrappole li hanno catturati raramente. «Ma l'ultimo rapporto Ispra parla di oltre tremila esemplari in Italia», prosegue Rovero. «Nuove specie come lo sciacallo dorato e il gatto selvatico stanno ripopolando le Alpi orientali. Segno che la natura ce la mette tutta ad adattarsi, nonostante la presenza dell'uomo». Sempre però a debita distanza. «Gli orsi da specie diurna si trasformano in crepuscolare e notturna, specialmente le femmine con i cuccioli» racconta il naturalista. «Identico comportamento hanno altre specie di taglia grande, più visibili e quindi più a rischio in caso di incontro con l'uomo, come cervi e camosci. Più le fototrappole sono in sentieri frequentati, meno loro si fanno vedere.Registrano i luoghi dove ci incontrano. Hanno buona memoria».
Con il turismo naturalistico in aumento, l'uomo finisce per sentirsi padrone di casa anche nelle aree protette. «Molti parchi all'estero limitano l'ingresso in determinate zone, o in periodi delicati come quello della riproduzione», spiega Rovero.«La nostra voglia di natura potrebbe avere delle conseguenze sugli animali. Forse è giusto porle qualche limite».

Fonte: La Repubblica, Nazionale
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