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L'archivio climatico che arriva dal cuore del ghiacciaio

( 11 Dicembre 2022 )

È un progetto di ampia portata «ClimADA. Il futuro nel passato» ( www.climada.eu ), iniziato nel 2021: un percorso scientifico che si concluderà nel 2023 e che verrà presentato a Lovere il 17 dicembre, alle 20.30, da Amerigo Lendvai del Servizio glaciologico lombardo all'Auditorium comunale. Scopriremo perché lo studio in corso sull'archivio climatico «rinchiuso» nel carotaggio del 2021 effettuato sul Pian Di Neve, il ghiacciaio dell'Adamello, è stato così importante, raggiungendo 224 metri di profondità.

Lo studio nasce dalla collaborazione tra Parco Adamello, Fondazione Lombardia per l'ambiente, Politecnico e Università Bicocca di Milano, Università di Brescia e il contributo di Fondazione Cariplo con la duplice missione di registrare dati preziosi ma anche di coinvolgere la popolazione a partire dalle scuole, come spiega la biologa del Parco, Anna Bonettini: «Lavoriamo alla formazione dei formatori, con corsi per docenti come quello appena concluso - chiarisce Bonettini -, rispondiamo alle richieste di intervento davanti a centinaia di studenti supportati dallo straordinario lavoro del Servizio glaciologico lombardo, perché la scuola è l'alleata più preziosa nella sensibilizzazione dei ragazzi, per crescere cittadini consapevoli e migliori delle generazioni che li hanno preceduti».

Il carotaggio di cui parlerà Lendvai è un intervento complesso che si realizza sui ghiacciai e che consente di ricostruire il clima del passato e di comprenderne il futuro, perché, prosegue Bonettini, «le carote di ghiaccio sono archivi climatici naturali nei quali è "intrappolato", in minuscole bollicine d'aria, l'aerosol atmosferico dal passato remoto ai tempi più recenti: analizzandone il contenuto allo European Cold Laboratory della Bicocca, si studiano le proprietà delle particelle per datare l'età del ghiaccio delle diverse fettine di carota al fine di ricostruire la storia climatica dell'Adamello, misurare il trasporto di polvere minerale dal Nord Africa, e risalire all'evoluzione vegetale dell'Europa centro-meridionale e dei cambiamenti geomorfologici del territorio. La datazione del ghiaccio avviene attraverso il radiocarbonio della sostanza organica e la ricerca dei livelli di Cesio riferiti al disastro di Chernobyl (1986) e ai test nucleari degli anni Sessanta».

E così in Adamello ora «si stima che gli strati più profondi della carota estratta dal Pian di Neve risalgano a circa 1000 anni fa» su un ghiacciaio che ogni anno perde 14 milioni di metri cubi di ghiaccio. Divulgare i risultati degli studi significa aiutarci a sentirci più connessi all'ambiente e a tutto ciò che rappresenta, inclusa la relazione diretta tra clima e azioni umane: «L'estrazione di questa carota di ghiaccio nel 2021 per il progetto ADA270 ha acceso i riflettori sugli effetti che la crisi climatica sta determinando sulle Alpi, rappresentate dai loro ghiacciai», precisa Anna Bonettini, ricordando che ora «si possono approfondire diverse tematiche con un approccio differenziato tra istituzioni scientifiche e un'area protetta come il Parco dell'Adamello; il nostro compito - precisa - è condividere con i cittadini, in particolare i giovani in età scolare, cosa sta succedendo all'Adamello, alle Alpi e al resto del Pianeta, soprattutto a causa della sottomissione del benessere durevole per tutti al profitto economico di pochi».

È infatti evidente che sia urgente modificare i nostri stili di vita che «vedono un approccio alla montagna basato sulla conquista piuttosto che sul rispetto, con una pericolosa rincorsa a trasformare spazi naturali integri in parchi-divertimenti all'aperto, anche in delicati contesti di alta quota. Installazioni ludiche che spesso compromettono anche il paesaggio e la biodiversità, impediscono la percezione educativa della natura e sostituiscono le "cose" ai "significati". Bisogna diffondere il messaggio che un territorio sarà tanto più ricercato quanto più saprà mantenere inalterati i propri tratti autentici, per relazionarsi con il dovuto rispetto alla natura e alla montagna».

Fonte: Corriere della Sera, Bergamo
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