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Gli uccelli migratori modificano le rotte. Storni e falchi se ne vanno prima

Il dossier della Statale esamina 648 specie in città. L'effetto del clima più caldo. I loro voli sono visibili nel cielo sopra la Stazione Centrale

( 10 Ottobre 2022 )

In città siamo abituati a vedere le loro coreografie, tra la fine di ottobre e novembre, nel quadrato di cielo sopra la stazione centrale. Ma amano anche le marcite del Parco Lambro e il Parco delle Cave, dove trovano acqua e cibo. Sono storni, aironi guardabuoi, ibis sacri, ballerine bianche, gru: uccelli migratori. Alcune specie percorrono anche migliaia di chilometri per trovare il posto giusto dove riprodursi, superando in volo il Mediterraneo e il deserto del Sahara. Altre si spostano fra le diverse regioni d'Italia, senza tuttavia varcarne i confini nazionali. Ora però le migrazioni, fenomeno antichissimo, si stanno modificando. E la causa è, ancora una volta, il cambiamento climatico.

A dirlo sono i risultati di uno studio coordinato da Andrea Romano, ricercatore del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell'Università Statale di Milano, recentemente pubblicato sulla rivista «Ecological Monographs». Le temperature si alzano e gli stormi si mettono in viaggio prima: l'indagine ha scoperto che, nell'arco di due secoli, tra il 1811 e il 2018, la migrazione primaverile e la riproduzione degli uccelli sono state anticipate di circa 2-3 giorni, per ogni decennio. La ricerca ha raccolto oltre 5.500 serie storiche di dati fenologici (ovvero le variazioni temporali di attività come la migrazione e la riproduzione), relativi a 684 specie di uccelli a livello mondiale. Vi sono differenze fra una specie e l'altra: gli uccelli che migrano su lunghe distanze (le cicogne, le upupe, alcune specie di falchi) sono risultati più restii a cambiare abitudine. Le specie che, invece, hanno anticipato più delle altre la migrazione sono quelle che vivono nell'emisfero boreale e a latitudini più elevate: laddove gli effetti dell'aumento delle temperature sono più evidenti (si pensi alla riduzione dei ghiacciai). Milano incrocia entrambe le tipologie di migratori e anche qui si notano i passaggi anticipati.

«Nell'ultimo secolo, le attività antropiche hanno causato un incremento delle temperature globali tra i più intensi nella storia della vita sulla Terra e che ha già avuto un drammatico impatto sulla biodiversità, a tutti i livelli di organizzazione e in tutti gli ecosistemi - spiega Andrea Romano -. Gli organismi stanno rispondendo in modo adattativo a tali variazioni ambientali ed ecologiche, ad esempio modificando la propria distribuzione verso regioni che sono diventate climaticamente più idonee oppure, come mostriamo nel nostro lavoro, attraverso un cambiamento delle tempistiche delle attività, come riproduzione e migrazione, nel corso dell'anno». «Tuttavia - mette in guardia il ricercatore proseguendo l'esame dei dati e delle tendenze rilevate - queste risposte si dimostrano spesso insufficienti per tenere il passo del cambiamento climatico e molte popolazioni hanno manifestato profondi cali demografici, tanto che si stima che il cambiamento climatico possa rappresentare la principale fonte di estinzione locale nei prossimi decenni».

Fonte: Corriere della Sera, Bergamo
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