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In alta Valle Camonica a (rispettoso) contatto con gli animali selvatici

L'alternativa. Cervi, stambecchi, marmotte: trekking nel Parco dell'Adamello

( 12 Giugno 2022 )

L'aumento del turismo in montagna impone un sempre maggiore senso di responsabilità. I dati mostrano come nei mesi di settembre e ottobre del 2021 gli arrivi in Valle Camonica abbiano superato quelli già record del 2019.

Numeri di Regione Lombardia che confermano quello che è evidente a chi frequenta abitualmente l'alta Valle Camonica: sempre più automobili a bordo strada, biciclette più o meno elettriche che condividono sentieri con camminatori pronti a stendersi al sole per un pic nic.

Seppur questo turismo non omologante induca a pensare di essere in solitudine, in realtà non lo siamo; in queste zone vivono e trovano sostentamento tanti animali selvatici, gli stessi che popolano le aree faunistiche, come quella di Pezzo, all'interno del Parco dello Stelvio a Ponte di Legno. Qui si possono osservare in grandi recinti cervi, caprioli, camosci e stambecchi. Non solo aree protette, comunque: noto è l'assalto di appassionati che da metà settembre ad inizio ottobre visitano la Val Grande di Vezza d'Oglio per osservare il misterioso arrivo dei cervi in amore che fanno riecheggiare i loro bramiti, piuttosto che gli incontri fortuiti con camosci, caprioli, ermellini, volpi, linci e stambecchi; tutte esperienze occasionali che diventano ricordi indelebili, ma che sommate ad azioni sbagliate rischiano di mettere, anche involontariamente, in pericolo l'animale o alterare il delicato equilibrio ecosistemico. Come lasciare i resti organici pensando che le marmotte, che abbiamo visto e sentito fischiare, ringrazieranno. Gesto invece che rischia di rivelarsi controproducente. Gli animali selvatici sono attratti da odori e gusti diversi dal solito, ma spesso non hanno un apparato digerente idoneo.

«Gli abitanti nel bosco per sopravvivere "si arrangiano", calibrando la loro dieta e variandola in base a quello che trovano. Scombinare questo equilibrio può essere per loro davvero rischioso» ricorda Chiara Baccanelli, responsabile della Casa del Parco dell'Adamello a Vezza d'Oglio dove tutto l'anno si può godere di un ostello-foresteria, un centro di educazione ambientale, un museo naturalistico e una biblioteca.

Oltre a riportare i rifiuti a valle, altra buona pratica è quella di non inseguire le orme di un animale. «La fortuna di vedere un animale deve essere compensata da un comportamento responsabile - prosegue Baccanelli - ed è una buona regola restare immobili e godersi lo spettacolo, magari facendo un video, ma senza avvicinarsi o forzare», perché potrebbe rivelarsi fatale per l'animale una corsa incontrollata in preda alla paura.

Il Parco, per puntare ad una maggiore consapevolezza, ha scelto di stilare un decalogo con linee guida precise, ribadite da cartelli esposti all'interno dell'area protetta. Tra i divieti quello di montare le tende, stazionare in un luogo per un lungo periodo, accendere fuochi o raccogliere fiori. Perché se è vero che vivere la montagna è una buona pratica pedagogica, è altrettanto vero che occorre già una base di educazione perché l'esperienza sia compiuta, come ricordare che è l'animale ad essere a casa sua. Siamo noi gli ospiti.

Fonte: Corriere della Sera, Brescia
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