A Sala al Barro, alle pendici dell'omonima montagna lecchese, mette le radici un progetto di agricoltura sociale e ippoterapia che promuove l'inclusione e l'autonomia di ragazzi con disabilità.
Non lontano dai resti dell'insediamento di età gotica sul monte Barro, prende vita Cascina Selvetto, un progetto promosso dalla cooperativa sociale Solidarietà, la cooperativa Eliante e il Parco Monte Barro. «La coltivazione di ortaggi e la piantumazione di vigneti avverranno la prossima primavera su un terreno di circa tre ettari concesso in comodato gratuito dal Comune - spiega Francesco Braguti, direttore di Solidarietà -. Questo diventa il luogo dove insegnare un lavoro a stretto contatto con la natura a ragazzi con disabilità, e allo stesso tempo per ridare vita ad un fabbricato rurale dismesso».
Al centro del progetto, finanziato da Fondazione Cariplo per 240 mila euro a fondo perduto - ovvero quanto richiesto - per 3 anni, c'è l'agricoltura sostenibile, «un progetto di ristorazione da 40 coperti a regime collegato alla stagionalità dei raccolti e un'attività di turismo a cavallo, tra i resti del sito archeologico del V secolo, e una varietà di fauna e flora uniche, affiancate da un percorso di ippoterapia», continua Braguti. Il progetto nel complesso dà lavoro a 20 persone, di cui almeno la metà in un primo momento sono donne e uomini con disabilità cseguite dalla cooperativa lecchese.Tre persone sono impiegate nell'agricoltura, 3 sulla ristorazione, una per la didattica, 3 si dedicano ai cavalli. «La persona che stiamo formando per seguire dal didattica ha una disabilità fisica, nei campi e con i cavalli lavorano perone con disabilità cognitive e psichiche. Sono alcuni di loro ad essere stati tra i promotori di questo progetto all'interno della cooperativa», chiosa Braguti. Tra questi Paolo, 42 anni, in cooperativa da 10: «Da anni mi prendo cura dei progetti di manutenzione del verde di Solidarietà, e delle attività legate all'ambiente, compreso l'uso di macchinari. Sono felice di essere stato tra gli sponsor dell'agricoltura in casina, ma anche dell'ippoterapia». Le stalle dei cavalli per ippoturismo e ippoterapia sono uno dei cuori pulsanti della Cascina, con i ragazzi con disabilità che accudiscono e prepareranno i cavalli per percorsi di ippoterapia realizzati insieme alle realtà socio-sanitarie del lecchese e «chissà che avvieremo una formazione specifica affiché un giorno siano proprio i nostri ragazzi con disabilità a seguire i percorsi con i cavalli e le terapie di altre persone con disabilità. Dopotutto il bene alimenta sempre il bene», aggiunge Braguti. I cavalli di Cascina Sevetto partono anche percorsi di ippo-turismo, soprattutto con i ragazzi delle scuole, «perché oltre al recupero dei terreni in collaborazione con il Parco del monte Barro, vogliamo che sia preservata e promossa la biodiversità. Perché il Parco lecchese è partner del piano europeo per la creazione di banche dei semi che serviranno a salvare le specie autoctone minacciate dai mutamenti climatici, mentre noi del Museo della tradizione contadina porteremo i ragazzi ad usare gli strumenti nei campi della cascina che sorge a pochi metri dal museo etnografico (Meab)», conclude Antonio Bossi della cooperativa Eliante che gestisce il Meab.