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Il Parco del Ticino, natura da film

( 14 Dicembre 2019 )

MILANO di Giovanni Chiodini Sullo schermo del Cinema Beltrade, in via Oxilia, lunedì sera alla presenza del regista Andrea Caccia dalle 21.20 verrà proiettato il film-documentario "Tutto l'oro che c'è", ambientato nei boschi del Parco del Ticino. Un film che, proiettato la prima volta al Festival di Rotterdam e Karlovy Vary, e il mese scorso al Torino Film Festival, ha sin qui ottenuto unanimi consensi. L'ambientazione è, come detto, nei boschi e sulle rive del fiume Ticino, tra Lombardia e Piemonte, dove uccelli, pesci, caprioli e altri animali selvatici si muovono senza dimostrare di essere disturbati o infastiditi dalla presenza umana. Ma non è l'esaltazione di un ambiente incontaminato, meraviglioso, pulito. Si vedono le presenze dell'uomo dai resti di edifici abbandonati a una diga che devia il corso dell'acqua. Si sente il rumore degli aerei che atterrano e s'involano da Malpensa e le note di una canzone che arrivano da un locale ritrovo di pescatori. In questo film sono cinque gli uomini di età diverse che esplorano il territorio, ognuno a modo proprio. E non si incontrano mai e nessuno di loro dice una parola. C'è il cacciatore di frodo che si aggira tra gli alberi con il suo cane e il fucile in spalla in cerca di selvaggina. C'è un ragazzino, il figlio del regista, che scala gli alberi con le corde e gioca a riconoscere piante e animali. C'è l'anziano contadino pescatore che attraversa il fiume e ne setaccia il greto con attrezzi antichi alla ricerca di pagluzze d'oro. C'è anche un naturista solitario che si gode il sole e la libertà del corpo nudo. Infine c'è un carabiniere in divisa che nonostante il caldo si aggira tra ruderi invasi dalle piante, raccogliendo indizi fotografici di un'indagine che rimane misteriosa. Un carabiniere vero, perché l'interprete, Francesco Falzone, è stato per anni nell'Arma. Come realmente ha cercato per anni l'oro nel fiume il vigevanese Rinaldo Molaschi. Gli altri protagonisti sono Filippo Caccia, Daniele Ferrario e Roberto Vailati. «Sono nato in Piemonte, sulla sponda del Ticino e adesso, dopo un periodo passato a Milano sono tornato ad abitare in un Comune del Parco, sul versante lombardo, ricominciando a frequentare questi luoghi. Questo mio film - dice l'autore e regista - quindi nasce dai pomeriggi nel bosco con mio figlio Filippo e dalla fortuna di avere conosciuto Rinaldo, il cercatore d'oro, che con i suoi racconti mi ha permesso di vedere oltre l'orizzonte del fiume. L'idea ha preso forma e le figure inizialmente immaginate sono diventate persone in carne e ossa».

Fonte: QN - Il Giorno, Nazionale
Il Parco del Ticino, natura da film
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