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I ricci muoiono, a causa dei cambiamenti climatici e dei nostri comportamenti

Se stiamo fermi a guardare, i ricci si estingueranno nel giro di 10-20 anni

( 03 Agosto 2022 )

Il dottor Massimo Vacchetta è medico veterinario che dirige l’Ospedale per ricci “Centro La Ninna” di Novello (CN), supportato dalla Fondazione Capellino, che oggi ospita circa 200 ricci, alcuni resi disabili dall’attività dell’uomo (investimenti, ferite da decespugliatori e dai tosaerba robotizzati), altri recuperati in condizioni difficili a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici (impossibilità di andare in letargo, mancanza di prede per l’utilizzo massiccio di prodotti chimici in agricoltura, nei nostri orti e nei giardini).

Le analisi condotte al Centro Ricci evidenziano un aumento degli esemplari affetti da parassitosi polmonare, segno che la specie è in grave sofferenza e rischia effettivamente di estinguersi.

Per approfondire la problematica, è stato avviato uno studio di durata biennale, in collaborazione con l’Università di Torino, in particolare con la dottoressa Maria Teresa Capucchio del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Grugliasco e con il Centro Animali Non Convenzionali (CANC).

Nel Centro di Novello (CN) verranno eseguiti alcuni esami generali come l’emocromo e il profilo metabolico mentre in sede universitaria, esami batteriologici, virologici, autopsie e istologici.

I ricci (Erinaceus europaeus) sono animali considerati sentinella dello stato di salute di un ecosistema, in quanto a stretto contatto con il suolo, territoriali e insettivori. Spiega il dott. Vacchetta: «Da otto anni, in qualità di veterinario, mi occupo del recupero e della cura dei ricci, piccoli mammiferi notturni che accolgo nella mia casa-ospedale di Novello, un piccolo paese abbarbicato su una rocca delle Langhe, nella zona del Barolo. Dopo aver lasciato la libera professione negli allevamenti dei bovini, ho intrapreso questa missione che mi permette di aiutare gli animali e al tempo stesso di cercare di fare qualcosa di concreto per tutelare l’ambiente. La mia diretta esperienza con la fauna selvatica, anche se limitata a una sola specie, mi ha fatto toccare con mano quanto sia grave la problematica del degrado ambientale e del riscaldamento globale e quanto poco sia purtroppo percepita dalla gente».

Il drammatico calo numerico delle specie selvatiche come il riccio dovrebbe essere motivo di grande preoccupazione per tutti, perché ha ripercussioni molto più ampie di quanto molti possano immaginare. I ricci, come la maggior parte degli animali, hanno un importante ruolo nel mantenere in vita un ecosistema che permette anche a noi di sopravvivere.

«Non voglio che i ricci si estinguano, non solo perché li ritengo animali meravigliosi, ma perché temo che il loro destino possa presto diventare il nostro…» conclude Massimo Vacchetta.

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