Le cappelle votive sono tracce di memoria, di storia e di fede

Una testimonianza artistica, ma ancor più una testimonianza della fede radicata nelle comunità rurali: le edicole e le cappelle votive disseminate nel Lodigiano non sono ruderi di un tempo che fu, ma «tracce di memoria, storie di terra e di acqua, strutture messe in piedi dalla fede genuina fatta di sentimenti», come ha ricordato Graziano Guiotto. Insieme ad Antonio Massimo Marchitelli, ha curato il volume "Le Cappelle votive nel Parco Regionale Adda Sud", realizzato per il Parco Adda e presentato ieri pomeriggio presso il seminario diocesano. È stato il vescovo Maurizio, presente insieme al direttore dell'Ufficio Beni Culturali della diocesi don Flaminio Fonte, a fare gli onori di casa, ringraziando chi ha lavorato a quest'opera: «Non sono luoghi di una memoria inerte - ha detto -, ma testimonianze di una memoria attiva che parla ancora oggi, aiutandoci a vivere meglio il presente progettando con speranza il futuro. L'incontro tra acqua e terra ci porta a riflettere su una specie di sinodalità: gli eloquenti silenzi dialogano con la creazione e le pietre toccate dalla fede lasciano una traccia di eternità nel tempo, per dirci che non possiamo pensarci soli, bensì in comunione con tutte le creature». Il presidente del Parco Francesco Bergamaschi ha ricordato come questa iniziativa editoriale fosse nata sotto la presidenza di Silverio Gori, che ha continuato a seguirla anche dopo aver lasciato l'incarico. Quest'ultimo ha evidenziato la volontà di lasciare ai posteri traccia di queste immagini votive, «pensando sempre a chi, passando davanti in un momento difficile della vita, si è fermato per una preghiera». Se Ferruccio Pallavera ha espresso la speranza che questo volume sia presto arricchito con nuove informazioni, Antonio Massimo Marchitelli ha chiarito: «Molte di queste edicole mi sono rimaste nel cuore, ho scoperto storie straordinarie. Anche la storia minore merita di essere scritta». Graziano Guiotto ha concluso: «Se la memoria si affievolisce, noi perdiamo la nostra storia, e così subentrano l'indifferenza e l'ignoranza. Su indifferenza e ignoranza non si costruisce niente»