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Sulla via della zucca , nella terra di Nuvolari

( 13 Dicembre 2019 )

specialesulle strade del gustoÈ gustosa . Profumata. Benefica. Un'umile preziosità che ha dentro lo spirito bonario e nebbioso della campagna distesa fra il Mincio e il Po . Da piazza Sordello a Sabbioneta , fino a Brescello

Avere poco «sale in zucca» significa dimostrare scarsa intelligenza. Un modo di dire che affonda le radici nell'antichità, quando le zucche, private della polpa ed essiccate, venivano usate come contenitori del sale, a quel tempo prezioso come l'oro. Una zucca senza sale era simbolo di povertà. Quel senso di miseria in seguito si estese anche alle teste che apparivano carenti del «sale» dell'intelligenza... Sta di fatto che la zucca era ed è tutt'oggi uno «scrigno» prezioso in ragione del suo contenuto. E non stiamo più parlando per metafore: in essa, nel suo colore, nei sapori e nei profumi che sprigiona, oggi si identifica con orgoglio un territorio. Mantova: la sua storia, la sua agricoltura, la sua cucina. La stessa Mantova «terra madre» di Tazio Nuvolari. Il viaggio per cui siamo partiti si avventura in questo mondo in cui coabitano gli emblemi dell'antico e del moderno: la lenta ciclicità della campagna (la zucca) e la velocità dell'uomo (l'irraggiungibile «mantovano volante»). Un piccolo-grande orizzonte disteso fra due fiumi, il Mincio e il Po.

Mantova è, universalmente, Palazzo Te. D'accordo. Ma il nostro itinerario, in auto, comincia in piazza Sordello: per ammirare lo splendilo Palazzo Ducale dei Gonzaga, ma soprattutto perché da qui ogni anno parte il Gran Premio Nuvolari. Oggi è una gara di regolarità riservata alle vetture prodotte tra il 1919 e il 1972, ma nacque a metà degli anni Cinquanta per celebrare «Nivola», scomparso l'11 agosto 1953. Dal 1954 al '57 fu una sorta di prova speciale della Mille Miglia, che correva tra Cremona, Mantova e Brescia, ed essendo uno dei segmenti più veloci assegnava il Gran Premio Nuvolari al pilota con la media più alta.

Stavolta la media da tenere è quella del Codice, per godere quanto più possibile dei colori che la campagna mantovana offre fra l'autunno e l'inverno. La nebbia è protagonista di questo quadro, lo sfondo perfetto per accentuare le sfumature di giallo e marrone tipiche degli alberi. In questa calma apparente, la compagnia di un Suv sembra in linea con il modello di viaggio che abbiamo in testa. Se non fosse che la Jeep Renagade a nostra disposizione ha subito una mutazione genetica impressionante. Si tratta della versione Militem Hero, elaborata dal Gruppo Cavauto di Monza. Un'interpretazione che esalta al massimo i connotati yankee originari della Renegade. I cerchi da 20 pollici e l'assetto eccezionalmente rialzato si fanno notare. Ma danno anche un certo conforto se pensiamo che stiamo affrontando le insidie di una campagna flagellata da settimane di pioggia incessante.

Da piazza Sordello, la Militem Hero muove verso l'abitato di Botteghino e di Soave, nel parco del Mincio. Importata grazie alla scoperta dell'America, la zucca ne ha fatta di strada fino a meritare, nel 2014, il Pat, ossia il riconoscimento quale «prodotto agroalimentare tradizionale». In semina tra aprile e maggio, la raccolta avviene tra settembre e ottobre.

Incontrando sulla strada cascine e piccoli borghi si giunge in prossimità di Goito. Ma prima di uscire dal verde della radura padana che segue il Mincio, per scendere in quel di Sabbioneta, è d'obbligo una fermata a Marmirolo, non molto distante da Soave. Le zucche possono attendere: qui bisogna fermarsi ad ammirare lo splendido Castello, un edificio del XII secolo con mura e fossato.

Ma nei pressi di Marmirolo si trova anche la riserva naturale Bosco Fontana: si tratta di un'area protetta sotto tutela dell'Arma dei Carabinieri, caratterizzata da una ricca varietà di latifoglie. Esempio tangibile di quello che un tempo era la riserva di caccia dei Gonzaga, ma soprattutto di un modello di vegetazione sempre più raro nella Pianura Padana.

Dopo l'immersione nella botanica, ci si rimette in marcia verso Sabbioneta. Piccolo borgo della provincia di Mantova, è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'Unesco. Vide il suo massimo splendore durante il regno dei Gonzaga, che la ricostruirono seguendo pedissequamente le specifiche rinascimentali. Singolare che abbia mantenuto pressoché invariata la stessa «sezione» urbanistica del 1500.

Siamo ai confini della provincia, ma soprattutto dal Mincio ci siamo spostati verso il Po. Non molto distanti da Cremona e Parma. Ed è proprio a Sabbioneta che incontriamo i titolari dell'azienda agricola Buttarelli. Una famiglia che ha saputo adattare, con passione e studio, al territorio nuove colture, diventate il core business dell'azienda. L'impresa nasce negli anni Cinquanta. All'inizio, oltre alla coltivazione di ortaggi, tra cui naturalmente la zucca mantovana, c'erano gli animali. Poi i Buttarelli decisero di abbandonare il bestiame per dedicarsi soltanto (si fa per dire) alla terra. Oggi dei 72 ettari di terreni coltivati dalla famiglia, 18 sono ricoperti di serre.

La tradizione dal passo lento e l'innovazione dall'andatura spedita, si diceva: il «genio» dei mantovani è di casa anche qui. Dove l'evoluzione (sana) dell'agricoltura s'incontra con l'ingegnerizzazione (ragionevole) e la (ormai indifferibile) tutela ambientale. La gestione delle serre è automatizzata: l'apertura e la chiusura varia a seconda della temperatura interna e il meccanismo che regola il sistema è alimentato dall'energia prodotta dai pannelli solari. Una soluzione ecologica che nasce dal mutamento dell'azienda Buttarelli, che negli anni ha abbandonato alcune colture tipiche, per dedicarsi alla ricerca di alternative. Era l'intuizione che il territorio, nella sua fertile generosità, avesse ancora un potenziale inespresso. È così che i Buttarelli sono entrati tra i massimi produttori nazionali di peperoncino: Mantova che fa invidia alla Calabria, l'avreste mai detto?

Dopo una sosta a Sabbioneta per... conoscere da vicino i prelibati tortelli di zucca, ed estendere il piacere dell'incontro ai salumi locali, è tempo di raggiungere il capolinea del nostro «itinerario del gusto». Superiamo il Po in direzione sud-est ed entriamo nel territorio della provincia di Reggio Emilia. Poco meno di venti chilometri ed eccoci a Brescello, il luogo consegnato all'immaginario collettivo dalla saga cinematografica (i romanzi sono ambientati nell'immaginario Ponteratto) di Don Camillo e Peppone, i battaglieri e umanissimi personaggi di Giovannino Guareschi. Il piccolo centro della «bassa» sembra essersi fermato ai tempi delle zuffe fra il parroco e il sindaco. In piazza Matteotti le statue dei due (con le sembianze degli attori Fernandel e Gino Cervi), agli angoli contrapposti, si salutano (o si sfidano?) da lontano. Non hanno ancora smesso di litigare furiosamente, prendersi in giro, firmare precari armistizi. Non la smetteranno mai, perché non possono fare a meno l'uno dell'altro. Intorno, bar e ristoranti dedicati al prete o al primo cittadino scaldano le rispettive tifoserie. È la foto di un'Italia sempre divisa. Ma è anche l'immagine più rappresentativa di un Paese dall'anima rurale. Poco distante, accanto al Museo Peppone e Don Camillo, aperto nel 1989 in quella che nei film era la Casa del Popolo, un vecchio carro armato in disuso, copia di quello impiegato nel 1955 per le riprese di Don Camillo e l'onorevole Peppone , sembra l'emblema di una storia che non passa mai, avvolta nelle nebbie che salgono dal grande fiume.

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Unclassico 1 Luca Buttarelli, dell'Azienda agricola Buttarelli, circondato dalle zucche, all'interno della propria cascina. 2 Un passaggio della Militem Hero (ha un assetto più alto di quello della Jeep Renegade, da cui deriva) nelle campagne che circondano il Parco del Mincio. 3 La Militem Hero dall'alto, all'azienda Buttarelli. 4 Un classico mantovano: i tortelli di zucca, gustati a Sabbioneta. 5 La statua di Don Camillo, a Brescello, si intravede dal finestrino della Militem Hero FOTO MARCELLO FAUCI

Foto:

1 Luca Buttarelli, dell'Azienda agricola Buttarelli, circondato dalle zucche, all'interno della propria cascina. 2 Un passaggio della Militem Hero (ha un assetto più alto di quello della Jeep Renegade, da cui deriva) nelle campagne che circondano il Parco del Mincio. 3 La Militem Hero dall'alto, all'azienda Buttarelli.
4 Un classico mantovano: i tortelli di zucca, gustati a Sabbioneta.
5 La statua di Don Camillo, a Brescello, si intravede dal finestrino della Militem Hero

Fonte: Corriere della Sera, MOTORI
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