LA VALLETTA Visitatori numerosi alla mostra di Sara Fruet alla Galbusera Nera. Protagonisti gli animali, anche dell'area protetta. Un modo, anche, per raccontare incontri, incanti e relazioni con l'uomo e la società. Questa, in sintesi, la personale che Sara Fruet sta proponendo nell'antica cascina del Parco del Curone, location che l'artista lecchese (ora vive a Barzanò) ama e frequenta. Aperta dal giovedì alla domenica, la mostra, peraltro visistatissima, racconta però anche la grande passione che Sara ha per il mondo animale. «Sarebbe però riduttivo e scorretto - ha detto Stefano Pisciotta presentandola - raccontare il lavoro della Fruet come un mero spaccato iconografico del mondo animale. L'artista è mossa infatti da un più profonda e intima lettura del contesto sociale attuale. Ovvero rapporti, affinità e difficoltà che si legano a doppio filo con l'animale, che ne diventa il messaggero, ma non il messaggio». E ancora. «Incontrando l'animale, l'uomo ritrova qualcosa di se stesso, ma, se non si impegna a interpretarla, l'esperienza può risultargli incomprensibile, un'iniziazione sprecata». «Ho proposto qui, nel Parco del Curone, la mia prima mostra - ha detto l'artista, medico, che però si dedica ora al mondo equestre - ho indossato lo stesso abito, ma completandolo con un mantello realizzato da me. E' stato come ripercorrere e rileggere la mia storia, completandola con questa ultima esperienza». Cavalli, che la Fruet cura anche con i massaggi, leoni, elefanti, lupi, cerbiatti. «E poi mamma orsa, con i suoi due piccoli, che è il mio animali guida» sottolinea l'artista. Molti gli appassionati che ritornano, con la Brianza, terra non solo di industrie, ormai consacrata anche come terra d'arte. Sergio Perego