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Lago di Mezzo specchio di desideri da soddisfare

( 23 Agosto 2019 )

Sempre pressanti le esigenze per avere servizi ricreativi e culturali. E serve il massimo rispetto

di Antonio M.Cirigliano Il Lago di Mezzo nell'oblio. Ma c'è chi riesuma un vecchio progetto di trent'anni fa per il rilancio della zona. Partiamo intanto dal presente. Non c'è solo la Rocchetta di Sparafucile che rimane chiusa ai turisti e nell'abbandono. Abbiamo notato che ignoti vandali hanno danneggiato una installazione, l'arte visiva "Skipot" di Valeria Manfretta della Scuola di Scultura dell'Accademia di Brera, un grande vaso di ferro in cui il visitatore è invitato ad entrare per poter vedere in cielo in modo incorniciato come si offre nel cortile interno alla Casa del Mantegna. Ma all'interno è meglio non metterci piede. Ci sono i vetri rotti e alle pareti lastre penzoloni, a rischio caduta. Anche l'opera "Ombre" di Angelo Scardino è stata rovinata parte. Eppure sul cartello c'è scritto: "È severamente vietato arrampicarsi, utilizzarla per qualsiasi azione o manometterla". E invece qualche incivile ha lasciato il segno piegando delle assi nella parte terminale dell'opera. Il sottopassaggio è triste, grigio, ma videosorvegliato in entrambi i lati e illuminato di notte e anche di giorno (le piccole luci sono accese a tutte le ore). I sentieri sono poco frequentati, mentre la Rocca però rimane inaccessibile e l'ingresso a Mantova percorrendo la provinciale 10 è davvero pericolosa specialmente per gli automobilisti che si immettono da strada Cipata. Ed ecco che difronte a questo abbandono e degrado nel sito www.turismo.mantova.it viene ripubblicato il lungo intervento che Mauro Redolfini, ex responsabile dell'ufficio dell'assessore al turismo dell'assessorato al turismo della Provincia di Mantova, aveva divulgato per la prima volta sulla rivista "La Cervetta". "Quel progetto, che risale a diversi anni fa, rimane ancora attuale - commenta oggi Redolfini": il quale, però, è rimasto molto meravigliato dalla ripubblicazione del testo questa volta su internet, nel sito della Provincia di Mantova, "In terre di Mantova. Cultura da vivere, natura da scoprire". È passato molto tempo, nulla è stato fatto da ciò che si proponeva. Al momento il lago di Mezzo, Sparafucile, tutta l'area (di grande importanza storica, paesaggistica e ambientalista), intorno e la stesa provinciale 10, sono in una situazione di stand by. Il "grande ed ambizioso progetto sullo sfondo del lago", raccontato da Redolfini, cosa proponeva? L'obiettivo principale erano il potenziamento e la valorizzazione dell'area di Sparafucile, delle vicine sponde e quindi della viabilità d'accesso alla città. Chi erano i promotori di questo progetto? Eccoli: Comuni, Amministrazione provinciale ed Ept (ente del tutrismo che adesso non esiste più). Il target cui ci si rivolgeva erano i turisti e i giovani (e chiaramente anche i mantovani). La sistemazione riguardava l'area che va dalla sponda del lago di Mezzo che inizia dal "Vasarone" a Cittadella e giunge nei pressi dell'allora Ostello (Sparafucile-"Büs dal Gat"). Ci si spingeva anche a dare una soluzione a tre ordini di problemi del progetto (basato su uno studio dell'Università di Architettura di Padova), che riguardava: 1. il piano ambientale con la definizione di un rapporto fra l' area e il Parco del Mincio con interventi di tutela naturalistica e di ripristino (zone di riserva); 2. il piano paesaggistico: la ridefinizione del rapporto città-acqua con interventi sulla qualità degli spazi e del verde pubblico, la valorizzazione di visuali e di aspetti caratteristici (zona a parco attrezzato); 3. infine il piano delle infrastrutture e dei servizi: la definizione e localizzazione delle attrezzature ricettive turistiche, di quelle sportive, ricreative e dello spettacolo. Tante belle parole rimaste su carta. Sette gli interventi concreti mai attuati: l) la sistemazione delle zone umide ed il ripristino della vegetazione riparia del lago; 2) il ripristino di fasce verdi di protezione naturalistica; 3) la realizzazione del parco attrezzato; 4) l'ampliamento e sistemazione delle attrezzature turistiche, ricettive e culturali; 5) la realizzazione di attrezzature sportive (tennis, piscina, tiro con l'arco, percorsi ginnici, campi sportivi liberi, centro nautico, equitazione); 6) la realizzazione di attrezzature per il gioco e la ricreazione (campi gioco per bambini, giochi bocce, attrezzature per la sosta e il pic-nic, per la balneazione, per la pesca sportiva); 7) il riordino del sistema viabile: percorsi pedonali, piste ciclabili, zone sosta. Redolfini si chiedeva allora: "Perché questa idea, perché riproporre anche se in termini diversi una proposta che già anni fa si era dovuta accantonare?". La risposta la trovava nelle dichiarazioni che l'ex sindaco Gianni Usvardi aveva rilasciato alla stampa, secondo le quali la città guardava con sempre maggior interesse ai propri laghi e alle aree naturali periferiche, anche in funzione di un loro utilizzo in termini non solo urbanistici ma anche sociali, turistici e del tempo libero, senza avere peraltro la pretesa di porre questa iniziativa come unica soluzione di altri problemi quali ad esempio quello annoso degli insediamenti spontanei sulla sponda del lago Superiore o quello dell' isolamento del più popoloso quartiere della città, Lunetta. Per Redolfini l'idea rimane in piedi ancora oggi a seguito "di nuove e più pressanti esigenze della collettività in merito ai servizi di carattere ricreativo e culturale e a seguito di diverse considerazioni che tendono ad allargare il concetto di servizio per il turista ed il cittadino, trasformando quello che era un progetto di ampliamento e ammodernamento di un'area limitata, ad un progetto complessivo di notevoli dimensioni, incastrato perfettamente con le infrastrutture esistenti e con quelle in progetto, secondo una moderna concezione di programmazione". Qualcosa è stato realizzato, oltre questo progetto, ma non basta per rilanciare il lago di Mezzo. Secondo sempre Redolfini "le grandi opere pubbliche realizzate (sistemazione idraulica) e le più recenti norme legislative (Parco del Mincio, Piano Regolatore, legge Galasso), hanno contribuito a una precisa definizione delle aree, della loro sistemazione e soprattutto della loro funzione". L'anno zero è il 1984, quando a settembre viene varata ufficialmente la legge regionale di istituzione del Parco del Mincio, traguardo importante raggiunto dopo anni di impegno da parte delle Amministrazioni locali, degli ecologisti e di quanti avevano a cuore la tutela e la salvaguardia delle zone umide, dei boschi e delle campagne che fanno corona al corso del fiume Mincio dal Garda fino al Po. Ma la istituzione del Parco, di per sé, come atto formale, non può essere considerata come unica e sufficiente medicina per la cura dei tanti problemi di questa grande area.

Fonte: La Nuova Cronaca di Mantova
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