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Prossima fermata: biodiversità

( 15 Agosto 2019 )

di NICOLA BARONI - MILANO - SCOIATTOLI che si aggirano in parco Sempione, picchi ai Giardini Montanelli, aironi che ogni tanto sostano nelle pozze d'acqua della città. Non è facile trovare animali insoliti che scorrazzino liberi per la città, ma ogni tanto capita, anche a Milano, di imbattersi in specie che non sembrano soffrire troppo la vicinanza umana. «Il confronto con la maggior parte delle altre capitali europee è duro da fare - spiega Emilio Padoa Schioppa, professore di Ecologia all'Università degli Studi Milano-Bicocca - ma negli ultimi anni ci sono stati dei miglioramenti». Cosa manca a Milano? «Il verde. Milano, rispetto alle altre metropoli europee, risente di non aver mai pensato, fin dall'Ottocento, a un sistema di aree verdi con cui limitare la densità edificata. Dagli anni '70 in poi però, nelle zone periurbane, è stato fatto molto, in particolare con il parco Nord, il parco Agricolo Sud e il parco delle Cave. Sono tre esempi di progettazione intelligente del verde». Hanno compensato la carenza di verde in città. «Tutti e tre in modi diversi hanno posto un vincolo all'espansione urbanistica incontrollata e hanno dato un valore agginto enorme a quelle aree. Ricordiamo che la zona di Milano Nord che costeggia il parco è tra le più densamente edificate di tutta la Lombardia. L'operazione ha funzionato sia nella percezione dei cittadini sia favorendo la crescita della biodiversità». Che specie si possono osservare nei parchi? «Nell'avifauna, tra le specie più interessanti ci sono il martin pescatore, gli aironi, il picchio rosso maggiore e il picchio verde, la cinciarella e la cinciallegra, l'averla piccola e le allodole. Al parco Sud persino le cicogne». Ci sono stati comportamenti scorretti che hanno attentato alla biodiversità della città? «L'abbandono di animali domestici esotici come i parrocchetti o le tartarughe americane, che hanno un impatto complessivo negativo su tutta la comunità di animali che vive nelle acque dolci. Inizialmente si pensava non potessero superare l'inverno, essendo specie subtropicali. Con un collega, nel 2002, ho dimostrato che non solo sopravvivono ma riescono anche a riprodursi, e il riscaldamento climatico in futuro potrebbe favorirle ulteriormente. Credo andrebbe fatto uno screening a monte sulle specie vendute come animali d'affezione, disincentivando l'acquisto di quelli con possibilità di facile inserimento negli ecosistemi italiani. Oltre che lavorare ovviamente con una forte sensibilizzazione su chi li acquista». La pianificazione urbana futura può favorire la crescita dell'ecosistema urbano? «Di certo non si possono sventrare intere aree della città per fare posto al verde. Però si possono gestire meglio le aree forestate esistenti, cercando di avere grossi alberi. Si può continuare a installare le batbox per far crescere il numero di pipistrelli in città (molti temono ancora le leggende nere che li riguardano, compresa quella che si impiglino nei capelli: è tutto falso). E soprattutto una grande opportunità si presenta con il piano di ripensamento degli scali ferroviari: con piccoli accorgimenti qui si possono ottenere grandi risultati. Per esempio attraverso la creazione di biotopi umidi, specchi d'acqua e la scelta degli alberi giusti, si potranno favorire anfibi, libellule, uccelli. Del resto bastano piccole aree prative con fiori che attirino farfalle o altri insetti gradevoli, come ce ne sono a Berlino, per migliorare un quartiere».

Fonte: QN - Il Giorno, Milano
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