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Progetto LIFE INSUBRICUS

( 23 Aprile 2021 )

Tra le Aree Protette di Lombardia che aderiscono al progetto LIFE INSUBRICUS vediamo il Parco Regionale della Valle del Ticino e il Parco Regionale Pineta di Appiano Gentile e Tradate.
Il LIFE 19-NAT/IT/000883 Insubricus è uno dei 6 progetti finanziati quest’anno dall’ Executive Agency for Small & Medium-sized Enterprises (EASME) in tutta Italia, nell’ambito del programma di finanziamento europeo LIFE20142020 Nature and Biodiversity.
Il progetto prevede interventi per un importo di 5 milioni, a favore della specie di un piccolo rospetto endemico del nord Italia a rischio di estinzione chiamato Pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) e del suo habitat, al fine di migliorare sensibilmente lo stato di conservazione e fornendo le basi per una crescita delle popolazioni anche nel periodo successivo alla conclusione del LIFE.

Ma chi è il Pelobate fosco?
Il Pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) è una sottospecie particolarmente rilevante descritta nel 1873 principalmente sulla base di caratteri morfologici (Cornalia, 1873). Si tratta di uno degli Anfibi italiani più rari, appartenente all’Ordine degli Anuri, tondo dalla colorazione variabile bruno-rossastra a macchie olivastre e dal caratteristico odore di aglio.
Purtroppo, il Pelobate rischia di estinguersi in tempi brevi, poiché gli ambienti umidi nei quali vive si stanno riducendo giorno dopo giorno. Ne sono rimaste solo poche migliaia di esemplari, tra Piemonte, Lombardia e Veneto. L’anfibio è considerato quindi in Pericolo (EN) dalla Lista Rossa della IUCN e risulta specie prioritaria della Direttiva Habitat.

Habitat ed ecologia
Presente in aree aperte di pianura, umide e terrestri. Predilige aree con suoli soffici, sabbiosi o ricchi di sostanza organica. Vive in radure tra i boschi di latifoglie e di conifere, incolti, prati stabili, pioppeti, risaie (dove nell’ultimo decennio è però scomparso per le nuove pratiche colturali), parchi e giardini (F. Andreone, A. Gentili, S. Scali in Lanza et al. 2007). Si riproduce in piccole raccolte d’ acqua, preferibilmente temporanee.
La maggior parte dei siti di presenza sono localizzati in aree ad agricoltura intensiva e pertanto rischiano di essere trasformati in habitat non idonei (F. Andreone in Sindaco et al. 2006). Il tempo di generazione è di circa 4 anni.

Biologia
Chiamato anche “Rospo della vanga”, trascorre gran parte dell’anno sotto terra, in gallerie anche molto profonde, dalle quali esce solo per nutrirsi e riprodursi. Le gallerie le scava utilizzando uno specifico “attrezzo”, chiamato “tubercolo metatarsale”, posto nelle zampe posteriori, come fosse una vera e propria vanga. Per difendersi dai predatori, che possono essere cornacchie, aironi, ma anche serpenti e ricci, gonfia il corpo per apparire più grosso e minaccioso, emette versi striduli e pure un caratteristico odore di aglio.

Areale, status e conservazione
L’areale storico comprendeva l’Italia settentrionale oltre ad una piccola parte della Svizzera (Canton Ticino) e della Croazia (Andreone, 2006; Andreone et al., 2004, 2007; Eusebio Bergò&Seglie, 2016). Ad oggi In Italia ha una distribuzione limitata alla Pianura Padano-Veneta, dov’è presente in un ridotto numero di località molto isolate tra loro. Alcune popolazioni occupano il Canton Ticino (Svizzera) mentre nei dintorni di Lugano e Ascona sono attualmente estinte (B. Lanza, A. Nistri, S. Vanni in Lanza et al. 2007).
La specie, pur essendo segnalata in 26 Siti Natura 2000, negli ultimi 2 decenni è stata confermata con certezza solo in 15 siti nella Pianura Padano-Veneta: in Piemonte (8 siti), Lombardia (2 siti), Veneto (2 siti) ed Emilia-Romagna (3 siti): la maggiore concentrazione delle popolazioni è nel settore occidentale dell’areale (Piemonte e Lombardia), il sito più importante si trova nel territorio del Parco Lombardo della Valle del Ticino nel SIC “Paludi di Arsago”, il quale costituisce l’area più importante d’Italia per il Pelobate fosco, non solo per l’alto numero di popolazioni verosimilmente in buona connessione ecologica tra loro, ma anche per l’elevata densità di individui che si suppone essere presente sull’intera area (Eusebio Bergò&Seglie, 2014). I risultati di un recente studio filogeografico (Crottini et al., 2007) hanno evidenziato come le popolazioni italiane detengono la maggiore variabilità genetica, costudendo aplotipi ancestrali unici, e quindi rivestono un ruolo chiave per la conservazione.
Elencata in appendice II della Convenzione di Berna e in appendice II e IV della Direttiva Habitat. Protetta dalla legge italiana e presente in aree protette (Temple & Cox 2009). Alcune popolazioni sono monitorate da azioni di conservazione e sopravvivono grazie al restocking.

Per saperne di più sul progetto, clicca qui.

Foto di Lifeinsubricus.eu

Progetto LIFE INSUBRICUS
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